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L’importanza del padre.
Aspetti psicologici.

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Educare al limite, questa la funzione del padre dal punto di vista psicologico. Jaques Lacan afferma che,
il ruolo del padre consiste nel porsi tra legge e piacere.
Il mestiere di padre è secondo Lacan quello di dare nome alle cose, di dare loro un senso e facilitare la relazione con la legge del mondo. Ma, anche e soprattutto di dare regole che mettono ordine laddove altrimenti la farebbero da padroni caos e istinti di ogni genere.

I l padre, nella sua funzione normativa ha anche il ruolo di fungere da contenitore per le angosce e per l’ansia. In mancanza di questa preziosa funzione psicologica possono verificarsi difficoltà anche molto importanti, come mancanza di autoregolazione e comportamenti antisociali.

Dal punto di vista psicoanalitico, il conflitto tra padre e figlio è necessario ai fini della risoluzione del complesso edipico, processo dal quale dipende un regolare sviluppo affettivo del giovane uomo. Senza l’intervento del padre, il nucleo di dipendenza madre-figlio non può sciogliersi, impedendo così il passaggio alla fase adulta.


Il padre non è semplicemente la luce che illumina la diade madre-bambino ma è, assieme a loro, l’essenza di un quadro in cui ogni singola parte ha senso solo in relazione alle altre. (Cit.)


Più oltre, Hillman afferma che, il processo di individuazione (processo mediante il quale diventiamo maggiormente noi stessi) necessita del tradimento del figlio verso le aspettative del padre o più in generale della tradizione familiare.
Per quanto riguarda le scelte professionali, un figlio potrebbe:

  • aderire totalmente alla tradizione familiare, col rischio di perdere sia la propria occasione individuativo-evolutiva, che la possibilità di sperimentare la piena gioia;
  • fare scelte opposte rispetto alle proposte genitoriali, restando comunque legato, anche se in negativo, al modello genitoriale;
  • cercare/diventare se stesso, scoprire quali sono le sue reali attitudini indipendentemente dalle altrui aspettative.

Rispetto a questa premessa, sembra opportuno sottolineare che viviamo un momento storico e sociale che ha portato una rivoluzione sul modo di esercitare il ruolo paterno, con caratteristiche singolari ma non sempre funzionali. Fino al secolo scorso il padre era una figura poco presente lungo il percorso di crescita dei figli e il cui ruolo educativo era basato sostanzialmente su un atteggiamento autoritario con l’utilizzo di comandi e punizioni (chi non ricorda la tipica frase materna che calmava subitamente gli animi: «Se non la smettete, stasera lo dico a papà!»). I bambini avevano paura del padre che, con suoi castighi, suscitava sensi di colpa e, spesso, lontananza affettiva.

Il tempo del padre-padrone sembra essere finito, l’autoritarismo ha perso legittimità e interesse.
Oggi i padri ci sono, sono presenti nella vita dei figli e sono alla ricerca di un modo propriamente “paterno” per aiutarli a crescere.

Si è passati, però, da un estremo all’altro. Superata l’epoca del padre siamo passati all’epoca del figlio, caratterizzata da un eccesso di cura, di ansia, di preoccupazione rispetto al benessere e, fondamentalmente, da una rinuncia da parte dei genitori al loro ruolo educativo, in particolare quello paterno.


A questo proposito è utile sottolineare il legame inscindibile tra l’esercizio dell’autorevolezza paterna ed il rapporto con l’autorità.

Il difficile rapporto col padre si traduce in difficile rapporto con l’autorità: quando il padre fallisce nell’educare il figlio al limite, il figlio potrebbe rischiare il contenimento da parte della comunità stessa, fino ad arrivare, nei casi più estremi ad atti restrittivi per opera di Autorità Giudiziarie.

Il limite rende liberi e non costretti!

Una società senza padri diventa una fabbrica di ribelli per i quali qualsiasi sistema gerarchico rappresenta solo e soltanto costrizione. Si tratta però di una posizione non lucida, ovvero di una allucinazione, che fa perdere al soggetto la possibilità di vedere anche la funzione normativa e regolativa di un dato sistema politico e/o economico. È come se il soggetto indossasse un paio di occhiali con lenti deformanti, senza potersi rendere conto che sta vedendo tutto distorto perché al suo sistema di credenze mancano informazioni fondamentali per poter leggere in maniera adattiva il contesto.

Cosa si può fare se il padre non c’è o non può esserci?

In mancanza del padre possono essere utili figure sostitutive come maestri, guide, coach sportivi, ecc.
In questa sede, vale la pena ricordare che in Occidente uno dei luoghi più sicuri per sperimentare un buon transfert padre-figlio è la stanza dello psicoterapeuta.

Buon lavoro Papà!

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